Roberto Iannilli, nato a Roma nel 1954, di professione è architetto. Frequenta la montagna dal 1983 ed è stato tra i finalisti italiani del Piolet d’Or, per la salita all’inviolata cima della Punta Capoccia, nelle Ande peruviane.
Roberto Iannilli, nato a Roma nel 1954, di professione è architetto. Frequenta la montagna dal 1983. Il suo alpinismo è indirizzato soprattutto verso l’apertura di nuovi itinerari su roccia in montagna (più di 100 vie nuove al Gran Sasso e altre 12 in paesi extraeuropei, sempre da primo di cordata o in solitaria) e alla ripetizione in solitaria delle vie più difficili del Gran Sasso. Negli ultimi anni ho preso confidenza con la tecnica dell’arrampicata artificiale, aprendo alcuni itinerari utilizzando anche i mezzi dell’artificiale new-age. Dopo aver vinto per ben due volte il massimo riconoscimento alpinistico italiano, il Premio “Paolo Consiglio”, è stato tra i finalisti italiani della più alta onorificenza alpinistica internazionale, il Piolet d’Or, per la salita all’inviolata cima della Punta Capoccia, nelle Ande peruviane. Una via di 1500 metri su difficoltà elevatissime. Celebre è poi la sua avventura sulla Bartolomei Tower, una montagna mai salita dall’uomo nella Chandra Valley (Himalaya indiano), quando proseguì l’ascensione da solo, aprendo una via nuova e tornando al campo base dopo una lunga settimana di permanenza in parete. Ancor oggi, dopo centinaia di nuove ascensioni, varie spedizioni e molte salite solitarie, l’attività di Roberto Iannilli è ben lungi dall’essere terminata.
Una confessione sincera, un pizzico di humour e una commovente narrazione nell’autobiografia di un grande scalatore, precursore del moderno alpinismo di ricerca.