Intervista a Diana Facile

Benvenuti a tutti i lettori di Alpine Studio Editore. Siamo digitalmente in compagnia di
Diana Facile, autrice per noi di Sulle strade del Kenya. Una mzungu tra le contraddizioni dell’Africa, una raccolta di racconti che percorrono il paese africano, seguendo un itinerario che esplora natura, società e cultura.

Diana Facile



D: Intanto benvenuta in questa sede, sfortunatamente presente solo in digitale: la
pandemia sta di nuovo costringendoci a ripensare gli spazi che occupiamo e i nostri spostamenti. Cosa ti manca di più dell’Africa e del viaggiare?

Considerato che ho fatto del viaggio uno stile di vita, mi sento un animale in gabbia e
ricordo con gioia un po’ sofferta i tempi in cui ero un felino che correva libero per la
savana.
Detto questo, mi mancano tantissime cose, non solo dell’Africa ma del viaggio in generale,
come scoprire ogni giorno luoghi nuovi, conoscere persone e culture diverse,
sperimentare profumi e sapori esotici e meravigliarmi di fronte all’immensità della natura
che mi fa vedere il mondo a colori (giusto per fare qualche esempio).


D: Una delle espressioni più usate dai viaggiatori del continente del Sahara è certamente “mal d’Africa”: cosa significa per te?

Il “mal d’Africa” è una condizione dello spirito più che un’espressione per definirlo:
nessuna parola, a mio modo di vedere, è in grado di esprimerlo nella sua pienezza. Ciò
che forse si avvicina di più a questa condizione è la struggente nostalgia che ti
accompagna costante, come un’ombra, e più è struggente, più ti scalda il cuore, più ti fa
sentire vicino al Grande Continente. Mama Africa.


D: Hai visitato molti paesi del continente, scoprendo luoghi della cultura e della natura molto diversi tra loro. Quali differenze del Kenya ti hanno affascinato in particolar modo?

Per me un viaggio non può definirsi tale se manca il capitale umano, quello che regala
sempre le sorprese e le emozioni più grandi e il Kenya non ha fatto eccezione altrimenti
questo libro non avrebbe ragione di esistere. È un paese esageratamente ospitale cui si
aggiunge la forza della natura che tra savana, foresta, rilievi montuosi, spiagge e valli
raggiunge un’intensità espressiva di altissimo livello.


D: Sul tuo percorso hai conosciuto molte donne: che figura femminile emerge dalla tua esperienza in Kenya?

Direi due, Laura ed Everline. La prima per la saggezza e l’affetto che mi ha dimostrato
negli otto giorni che ho trascorso a casa sua, la seconda per la forza d’animo e la
determinazione con cui affronta la vita quotidiana che in Kenya è tutt’altro che facile. Molto
diverse l’una dall’altra, ma di entrambe serbo un ricordo dolcissimo.


D: Nel tuo libro dai anche dei consigli nell’ottica del turismo responsabile, mettendo in luce la grande accoglienza e gli insegnamenti delle famiglie che ti hanno ospitata. Che legame unisce condivisione e povertà? È una caratteristica tipicamente africana?

In linea di massima ritengo che l’egoismo alberghi nel cuore di chi ha “tutto” più che in
quello di chi non ha “niente”. Chi non possiede nulla non teme possa essergli portato via e
quel poco che ha lo condivide. Oggi sono io, domani sei tu: è una giostra che gira ed è un
qualcosa che ho riscontrato in Africa e in gran parte dei paesi in via di sviluppo in cui mi
sono trovata a viaggiare e che difficilmente ho trovato nel cosiddetto Primo Mondo.


Ringraziamo vivamente Diana Facile per la sua disponibilità e vi invitiamo a seguire il suo blog “La Globetrotter”, nonché ad acquistare il suo libro, Sulle strade del Kenya. Una mzungu tra le contraddizioni dell’Africa!