La corona dell’Himalaya by: Krzysztof Wielicki
1 settembre 1996. Il Polacco degli Ottomila ha conquistato il suo quattordicesimo gigante himalayano. Krzysztof Wielicki, raggiunse i piedi della parete Diamir al Nanga Parbat e la salì da solo, in stile alpino, in 3 giorni di ascensione, lungo la via Kinshofer. Fino a quel momento, la più veloce salita alla montagna costò ben 10 giorni di ascensione.
Ma, Krzysztof non era nuovo alle salite veloci sugli ottomila: nel 1984, infatti, fu il primo uomo al mondo ad aver salito un Ottomila in un solo giorno. Sul Broad Peak, infatti, Wielicki ci riuscì in un totale di 22 ore, discesa compresa. Sul Dhalaugiri, nel 1990, salì in solitaria l’inviolata parete Est, impiegando solamente 16 ore dal campo base alla vetta, divenendo il protagonista di una delle più straordinarie imprese dell’himalaysmo negli anni novanta. Nel 1993 salì, ancora in solitaria, una via nuova sulla parete sud del Shisha Pangma, impiegando ancora una volta un tempo sbalorditivo di 20 ore da campo base alla vetta. Entrambe queste due imprese si svolsero su due delle più alte pareti della Terra, mai inferiori ai 3000 metri di dislivello.
Wielicki è stato forse l’alpinista che più di tutti ha conquistato nuove pareti inviolate ai giganti della terra. Oltre al caso del Dhaulagiri e del Shisha Pangma, Wielicki conquistò anche, questa volta in cordata, la parete Sud-Est del Manaslu nel 1984, sulla cui vetta tornò anche nel 1992.
Un occhio attento scoprirà che Wielicki salì le vie normali agli Ottomila solo in occasione delle grandi prime invernali e in occasione della sua “campagna” estiva in Karakorum nel 1995, quando gli ci vollero solamente 6 giorni per conquistare le vette del Gasherbrum II prima, e del Gasherbrum I dopo. Quella che lui definì “l’Operazione Gasherbrum” fu un’altra bella prova di forza che portò Wielicki alla salita solitaria in velocità del Gasherbrum II e la successiva salita in stile alpino della grande parete Nord Ovest del Gasherbrum I. L’intera operazione, dall’aver montato il campo base alla vetta del Gasherbrum I, durò solo 15 giorni!
Wielicki, però è anche il conquistatore di ben tre prime salite invernali sugli Ottomila. Significativa è la sua primissima esperienza in Himalaya, che gli valse la prima salita invernale al Monte Everest del 1980. Un inizio emblematico poiché, assieme a Kukuczka, salì in prima invernale anche il Kangchenjunga nel 1986 e, nel 1988 salì in prima ascensione invernale il Lhotse, questa volta da solo. Sul Lhotse, pochi lo sanno, compì un’impresa memorabile poiché attaccò la via normale all’Everest, che ha inizio proprio alle pendici del Lhotse, e la abbandonò per salire dritto lungo la parete fino alla cima, superando anche la fascia rocciosa finale. Qui era da solo nell’inverno himalayano.
Wielicki è stato il protagonista del grandioso tentativo di vincere la parete Sud del Lhotse nel 1987, raggiungendo la quota di 8300 metri…praticamente alla fine delle difficoltà. Scese a causa della bufera. Nel 1990, inoltre, tentò la salita solitaria e invernale del pilastro dei francesi al Makalu, raggiungendo la quota di 7300 metri. L’inverno himalayano e il forte vento lo respinsero anche quella volta.
Le altre ascensioni che hanno distinto Wielicki sono state la ripetizione della via Bonington alla parete Sud dell’Annapurna nel 1991 (terza ripetizione assoluta), la via Polacca allo sperone Sud Ovest del Cho Oyu nel 1993, e lo Sperone Nord del K2 (lungo la via dei Giapponesi) nel 1996.
Tutte vie nuove o ripetizioni di vie dirette…e le “normali” solo in invernale o in velocità. Wielicki è consideranto, infine, il precursore di quel che accade in Himalaya oggi: salite veloci e leggere, invernali, salite solitarie a pareti inviolate, salite solitarie invernali. Krzysztof aveva compiuto già tutto questo negli anni 80.
Per questo, molti sono concordi a definire Wielicki come uno degli himalaysti più forti mai esistiti.